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26/06/15

Crass, gettoni e teorie


Il bar numero due è all’angolo di una strada abbastanza trafficata. Due entrate, una sulla strada principale e l'altra preceduta da un piccolo spazio per tre tavolini esterni, uno spiazzo vicino che permette ai clienti una rapida sosta. Indispensabile per la vita del bar, lo spiazzo, poichè la maggior parte degli avventori è costituita da tabagisti e giocatori di gratta e vinci.
Michele non mette tanto a capirlo, seduto in un piccolo divanetto all’interno del locale, mentre sorseggia un’artigianale rossa. E’ arrivato puntuale circondato anche questa volta dagli iniziali sguardi curiosi dei pochi abituè. La barista è molto carina. Alta, capelli corti, un bel culo fasciato dai jeans. Lo ha servito subito uscendo dal banco con un gran sorriso. Il padrone deve essere quello alla cassa. Trenta, trentacinque anni. Dà veloci sguardi mentre, rapido, individua le marche di sigarette alle sue spalle o attende la stampa dei biglietti del lotto. Di fronte a lui due slot machine sempre occupate. A tratti il rumore di gettoni a cascata.
Ha poco da segnare Michele, sono soprattutto caffè e qualche succo. Il bar è un locale da colazioni e intermezzi lavorativi a giudicare anche dall’ampia vetrina che conserva poche paste e grandi vassoi vuoti e dall’unico cliente, lui, seduto a far finta di consumare. Michele prova a chiedere da mangiare e la barista gli enumera una serie di scelte che lo mettono di buono umore. Mentre addenta qualcosa di morbido con del crudo gli ritorna in mente la telefonata e l’appuntamento mancato. Alza gli occhi verso un enorme orologio posto lontano dalle macchinette mangiasoldi, sono già le 19.00. Nessuna speranza per la Tecnoassi e Giselle.
L’ultima ora passa velocemente. Vecchiette, migranti, signore con prole, tutti a caccia di fortuna tra biglietti da grattare e gettoni da perdere. Michele esce, sono le otto ed è ora di chiusura. La cosa, però, non lo sorprende per nulla.
La cassiera lo saluta sorridendogli, sembra sul punto di dirgli qualcosa ma poi desiste. Michele scuote un po’ la testa alzando la mano sinistra a salutare alle sue spalle, si avvia verso casa. Ha deciso di tornare a piedi. La serata è fresca e il locale non molto lontano da casa. Cammina lento e si perde dietro le insegne dei piccoli negozi, nel lampeggiare triste dei semafori pedonali. Poca gente per strada, il centro è un campanile lontano e le finestre illuminate una polifonia di voci televisive.
"Ci hanno dato un guscio quasi perfetto" pensa, e gli torna in mente un pezzo dei Crass. Do you love me? Do you? Do you? Don't you see they aim to smother the actual possibilities of loving all the others? dice la canzone.






«The true romance is the ideal repression,
That you seek, that you dream of, that you look for in the streets,
That you find in magazines, the cinema, the glossy shops,
And the music spins you round and round looking for the props.

The silken robe, the perfect little ring,
That gives you the illusion when it doesn't mean a thing,
Step outside into the street and staring from the wall
Is perfection of the happiness that makes you feel so small.
Romance, can you dance? D'you fit the right description?
Do you love me? Do you love me?
Do you want me for your own?
Say you love me, say you love me,
Say you know that I'm the one,
Tell me I'm your everything, let us build a home.
We can build a house for two, with little ones to follow.

Proof of our normality that justifies tomorrow.
Romance, romance.
Do you love me? Say you do,
We can leave the world behind and make it just for two.
Love don't make the world go round, it holds it right in place,
Keeps us thinking love's too pure to see another face.
Love's another skin-trap, another social weapon,
Another way to make men slaves and women at their beckon.
Love's another sterile gift, another shit condition,
That keeps us seeing just the one and others not existing.

Women is a holy myth, a gift of mans expression,
She's sweet, defenceless, golden-eyed, a gift of god's repression.
If we didn't have these codes for love, of tokens and positions,
We'd find ourselves as lovers still, not tokens of possessions.
It's a natural, it's a romance, without the power and greed,
We can fight to lift the cover if you want to sow a seed.
Do you love me? Do you? Do you? Don't you see they aim to smother
The actual possibilities of loving all the others?»

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